Saint Seiya/I Cavalieri dello Zodiaco GdR - The Saint Order

Il patto

Addestramento Shiyu.

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    A che prezzo tutto questo?
    Una vita salvata richiede sempre un compromesso. In fin dei conti lo sapevi, nessuno ti avrebbe prestato il suo aiuto e i suoi poteri se non in cambio di un sacrificio: un sacrificio che prevede te stesso. Si trattava veramente di Apollo? O forse il dolore provocato dalla scomparsa di tua sorella ha giocato un tiro mancino? Il tuo occhio duole, eppure vede. Osserva oltre l’umana comprensione, è parte di un qualcosa che alcuno potrà mai comprendere. Fatto sta che devi e molto; come un lapsus qualcosa attraversa la tua mente, come se qualcosa ti avesse inviato un segnale mentale appena percepibile ma ben comprensibile. Un luogo in particolare ti è stato indicato, ovvero un piccolo villaggio nelle vicinanze di Berlino. Cosa mai sarebbe accaduto giunto a destinazione? Perché proprio là? Cosa riserverà il nuovo destino che ti si prolifica all’orizzonte? Soprattutto.. Nelle terre in possesso del Regno degli Inferi?

    Basta, basta domande. Solamente prendendo per mano la tua vita, ciò che ti rimane di essa, puoi venire a conoscenza delle risposte. Non rimane dunque che recarti sul luogo, un villaggio umile e disastrato quanto lo è oggigiorno il mondo intero.

    CITAZIONE
    Post Iniziale → Per questo addestramento ho tratto dal Background, introducendolo come un vero e proprio seguito di quello. Ergo puoi benissimo riprendere da lì, però il fatto di Apollo dovrà sembrare un sogno: come ben sai le divinità sono sigillate e non possono in alcun modo agire direttamente su di noi. Dopo di che magari fai una breve descrizione del viaggio.

     
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  2. Lynx no Seishiro
     
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    C'era una volta un ragazzo senza nome.
    Privo di dignità e di fortuna, spogliato della sua umanità e della sua dignità, insignito del ruolo di schiavo e di bestia.
    E una volta ancora, quella persona non era altro che il bersaglio del gioco divino, pedone su di una scacchiera che non poteva vedere o comprendere. Martire di colpe non sue.

    - ...Neanche una... Goccia...

    Questa è la storia di un bambino maledetto dalla sua nascita, inchiodato ad un fato scelto per lui. Questa è una fiaba senza lieto fine o morale, questa è la storia di come l'invidia, la gelosia, la paura, la passione e l'amore si siano incrociate in un cammino che mai avrebbe visto la luce della giustizia, ma che si sarebbe immerso in quella cocente del sole.

    - Così... Continua così...

    Questa è la novella che racconta della sua storia, della sua vita e della sua morte.
    Quale che essa fosse.

    - Nnh...

    Il sapore sulle sue labbra raggiunse una concentrazione intensa, quasi salina, mentre socchiudeva la bocca per osservare colei che era la sua padrona. Gli occhi della belva dardeggiarono nella semi-oscurità di una camera orlata di pizzi e merletti, impreziosita di un gusto squisitamente europeo ed alieno in un luogo così ad oriente. Eppure, la fine di quel mondo era stata foriera di così forti cambiamenti da render tutto ciò possibile. E reale.
    Quasi fosse una figura scivolata fuori da un sogno, l'aspetto fortemente nipponico del servitore pareva dare una nota di paradosso all'immagine che era stata fornita dall'ambiente e dalla sua principale signora. La quale ebbe bisogno di qualche istante per rivolgere il suo sorriso provocante e carnale al suo sottoposto. Un sorriso bieco di una passione innominabile e di una sadica sensazione di potere assoluto.

    - ...Adesso... Prendimi...

    Un ordine simile ad un invito, l'imperioso incedere di quella relazione che era abominio e vergogna, amore ed odio.
    Quella relazione che pochi istanti dopo sarebbe stata spezzata per sempre da un padre giunto a controllare la propria figlia.

    La vita di quel ragazzo senza nome, al quale sua madre soltanto ebbe coraggio d'affibiare una maniera umana per chiamarlo con quel soprannome che oggi è il suo unico appellativo, era stata segnata dall'odio e dalla rabbia nei confronti di quell'uomo che non era suo padre, ma che lo era della sua sorellastra. Figlio di un adulterio punito con la miseria, il giovane divenne servitore e animale da compagnia di quella stupenda principessa che era sorella per metà, per l'altra un tiranno. Eppure, in quel gioco di dolce e salato, l'anima del ragazzo si era piegata col tempo al capriccio, alla crudeltà e all'assoluta maniacalità di Kazue, arrivando ben oltre quello che gli era stato chiesto di fare. Specialmente dopo il suicidio della madre codarda.
    Non gli rimase altro che quell'amore dolceamaro, quell'odi et amo senza senso che altrove sarebbe stato nominato Complesso di Stoccolma. Eppure, era tutto ciò che era arrivato a desiderare, un'omeostasi dolorosa eppur anelata. Ciò che accadde in quel sanguinoso giorno, mentre stava prendendo la sua aguzzina per suo stesso ordine, sarebbe stata minaccia troppo grande per il divenire incerto di una mente portata al limite.
    Avrebbe sopportato qualsiasi punizione, avrebbe resistito a qualsiasi tortura, avrebbe persino accettato la morte pur di incorporare totalmente il peso del loro peccato dentro di sé. Ma quel padre, che troppo a lungo aveva lasciato la figlia ai suoi stessi deliri di controllo e schiavitù, comprese immediatamente la fonte di tanto orrore e decise di muoversi direttamente verso di essa. Per punire sua figlia come mai aveva fatto, senza limite alcuno.
    Fu quell'ira folle, fu quella funesta espressione di delirio e rabbia che spezzò qualcosa nel bambino divenuto servo, che si tramutò in belva.
    E come ogni bestia, pretese il suo tributo di sangue.

    ***


    Era stato un sogno, o forse era stata una realtà troppo cruda. La difficoltà vera sostava nel capire cosa fosse appartenuto al reame onirico e cosa, invece, si fosse dimostrato sin troppo vero. L'occhio gli doleva da giorni, da quando quella figura incoronata di fuoco e luce aveva deciso di punirlo e benedirlo al contempo per quell'osceno peccato di cui si era macchiato, e per tutti quelli che l'avevano caratterizzato sino a quel giorno. Sentiva ancora sulle dita il calore del sangue del suo aguzzino, un qualcosa di terribile e sensuale al contempo, come il gusto profondo della mostruosità tanto desiderata. Ma non era quella sensazione a disturbarne la quiete, a fare strame del suo sonno: era il sapore del sangue di sua sorella sulle labbra, bevuto direttamente dalla gola squarciata con un morso pregno di ferocia e furia.
    Come ogni volta che il pensiero cadeva su quel vago ricordo, il suo corpo cedette all'istinto di disfarsi dell'ultimo pasto ingerito, lasciandolo inginocchiato nella polvere senza energie. Erano mesi che viaggiava senza meta, sostentandosi vendendo o barattando la ricchezza che aveva rubato dalla sua vecchia casa, attraversando luoghi di cui non conosceva neanche il nome sotto la guida di mappe e di viaggiatori. Ma non era quella la cosa che lo preoccupava, non era neanche il peso delle sue colpe o la consapevolezza di ciò che aveva fatto.
    Quello che lo inseguiva era ben più reale, molto più profondo e palpabile.
    Era la voce di sua sorella che lo appellava senza sosta. Inizialmente l'ira di quell'anima era tale da sconvolgerlo, eppure per qualche ragione era l'unica logica che riusciva a guidarlo nei momenti di follia che erano seguiti al suo duplice omicidio. Col tempo, anche lei si era adattata a quella convivenza forzata, divenendo sempre più conscia dei sentimenti che Seishiro - aveva deciso di farsi chiamare così, da quel giorno - provava per lei.
    Rendendosi conto, dolorosamente, di come la persona che aveva sempre sottomesso era anche l'unica che l'aveva davvero amata.
    Ma per suo fratello, la calma e la comprensione che lei iniziava ad offrirgli erano solamente motivo ulteriore per trovare confusione, incastonandosi nel paradosso che quel sogno così simile alla realtà aveva segnato nella sua vita.
    Eppure, era stata proprio lei a farglielo capire, guidandolo con la sua superiore conoscenza della realtà:

    - La tua vita è iniziata nel momento in cui siamo divenuti una cosa sola.E non si trattava affatto di un pensiero romantico riguardante le loro abitudini prima del disastro.

    ***

    Il villaggio lo attendeva in silenzio, residuo di un'epoca che poteva solamente cantare della sua decadenza, dell'assoluta barbaria che presto avrebbe cominciato a cavalcare nuovamente quelle terre lasciandole spoglie d'ogni speme. Eppure, per qualche ragione, una rabbia sconosciuta cominciò a montare nel cuore del servo divenuto belva. Talmente feroce da scuotere persino l'anima di sua sorella dal suo solito torpore.

    - Cosa c'è?

    Si trovò a domandare l'anima imprigionata. Eppure il suo portatore non le rispose subito, mentre con l'occhio scintillante d'oro e ira osservava le terre sottostanti al suo sguardo.

    seishiroeye2

    - Qualcosa... In questo luogo. C'è qualcosa che non va...

    Forse una fragranza, forse solamente i rumori della foresta, o forse era tutto semplicemente nella sua mente spezzata. Ciononostante, quella brezza di cambiamento, non era sfuggita ai suoi sensi ferali.
     
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    C’è senza dubbio qualcosa che non va in quel luogo, ma si tratta comunque di un fattore che oramai accomuna ben quasi tutti i luoghi sulla faccia della Terra. Nonostante in malora, nonostante i chiari segni di rovina, quel villaggio non è affatto disabitato. Il silenzio ne fa comunque da padrone, nessuno parla e anzi le poche persone che si possono osservare per strada stanno buttate sul ciglio della strada, con gli abiti sporchi e strappati.. Affamati e puzzolenti; mendicanti. Uno spettacolo che di certo non delizia gli occhi, al contrario li rende testimoni di quanto questo mondo sia giunto ad un punto di Non Ritorno. Un punto dalla quale non si può più scappare, un punto destinato a portarsi sempre e sempre più avanti fino a dilaniare ogni forma di vita esistente. Quanto tuttavia la speranza sembra un vago ricordo ecco fare il suo esordio, lo fa nelle sembianze di un giovane ragazzo dall’iridi e la folta chioma smeraldo: proprio le tonalità di quella tanto agognata Speranza.

    Il giovane si dirige lentamente verso un mendicante, un bambino mal combinato che non appena lo vede porge a malapena le mani in avanti congiunte a palmi verso l’alto come a richiedere qualcosa. Cibo? Denaro? Forse quello di cui quella persona và al di là del semplice dono materiale e questo l’identificabile come un arciere - basti osservare le frecce e l’arco riposti sulla sua schiena - sembra averlo ben compreso.

    " Hai fame? Hai sete? Vorresti del denaro per sfamare ogni tuo qualsiasi voglia desiderio? No. Non sarà quello che otterrai da me. "

    Il ragazzo sorride sinceramente, smuovendo il braccio e poggiando la propria mano destra su quelle congiunte del bambino.

    " Sarà questo ciò che avrai: una mano. Una mano che ti sostenga, una mano che ti condurrà ad un futuro migliore. Sei un bambino, sei il domani: sei la speranza che cerco in tutti i modi di tener viva nel cuore della mia gente. "
    Il bambino lo osserva stranito, trovando quasi subito tuttavia sintonia con quella persona sì sconosciuta ma sì colui che tanto in cuor suo attendeva. Debolmente stringe quella mano che lo sospinge verso l’alto, aiutandolo a sollevarsi da terra.

    " Vieni con me. "

    Continua a sorridere, innalzando in un primo momento lo sguardo al cielo - poche le nuvole che lo attanagliano - per poi smuoverlo verso destra. Più precisamente verso un altro ragazzo, più precisamente verso.. Di TE. Socchiude per qualche secondo le palpebre, per poi voltarsi e dirigersi mano nella mano col bimbo all’interno di una locanda. A quella vista qualcosa si accende in te, un moto di sentimenti e la percezione di qualcosa di insolito. L’aura emanata da tal figuro, in un qualche modo riesci a sentirla: è oscura e benefica allo stesso qual tempo. Emozioni e percezioni che ti spingono a seguirlo, per quelle strade raffiguranti l’orrore che in fin dei conti non ti è per nulla estranio.
     
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